Inizia così l’appello lanciato sui canali social dalla ASL BT (https://www.facebook.com/aslbat/posts/3654320681299710) rivolto ai cittadini per sensibilizzarli alla raccolta del plasma iperimmune.
Nella nota si legge ancora “Anche nella ASL BT presso il centro di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Dimiccoli di Barletta, diretto dal dottor Eugenio Peres, è possibile donare plasma iperimmune di pazienti guariti da Covid-19.
Il paziente è idoneo a effettuare lo screening per la donazione se sono trascorsi almeno 28 giorni dalla documentata guarigione.
Il paziente deve avere più di 18 anni, deve essere idoneo alla donazione di sangue, se donna non deve aver avuto gravidanze o aborti. La attività di screening consiste nella valutazione della idoneità e nel prelievo di un campione di sangue che viene analizzato per valutare il titolo di anticorpo monoclonale. I pazienti con questo parametro idoneo alla donazione vengono richiamati per la plasmaferesi. Per accedere allo screening è necessario prenotarsi al numero 0883.577.293”.
Anche l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della BAT ha lanciato una campagna mediatica di sensibilizzazione alla raccolta del plasma riscontrando notevole interesse da parte dei cittadini.
La risposta all’appello a donare plasma iperimmune per combattere il Covid-19 c’è stata. Ora, però, il sistema si è incagliato in modo inspiegabile e al centro di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Dimiccoli di Barletta la gestione delle richieste è complessa e i tempi delle donazioni si sono allungati considerevolmente.
A denunciarlo è un servizio di barletta.news24.city. (servizio TG del 21/11/2020)
Chi chiama, disposto a donare il proprio plasma, riceve appuntamenti ormai a partire da gennaio 2021.
Dalle informazioni in nostro possesso esisterebbe però un problema di tipo organizzativo.
Il Centro di Medicina Trasfusionale di Barletta è diretto dal dott. Eugenio Peres, che in una recente dichiarazione pubblica (servizio TG Teleregione del 20/11/2020) (https://www.facebook.com/755670824603769/posts/1657393767764799/) affermava “ad oggi non abbiamo nemmeno una unità da poter trasfondere. Il motivo è che per fare questo tipo di donazione occorre che il paziente donatore si sia negativizzato al test da 28 giorni e lo possono fare soltanto persone di sesso maschile. Una volta che il tampone si è negativizzato, noi sottoponiamo prima un piccolo controllo per vedere il titolo degli anticorpi neutralizzanti perché deve essere sufficiente in questa maniera perché ci sia una efficacia della trasfusione del plasma. Superato questo controllo del titolo, chiamiamo il donatore che fa la sua donazione di plasma, per poter poi essere trasfuso”.
Il problema sarebbe nel controllo preventivo del titolo anticorpale, un semplice prelievo di sangue che viene processato in un’altra Asl pugliese.
Il centro di medicina Trasfusionale di Barletta, in base ad accordi con la Asl di Foggia, invia i campioni di sangue da testare a Foggia con una cadenza massima di 6 prelievi di potenziali donatori per soli due giorni a settimana (lunedì e mercoledì).
Su 12 potenziali donatori a settimana alla fine sono in pochi i donatori reali.
Quindi pur avendo una disponibilità di donatori grazie al senso civico dei nostri cittadini, in un periodo di piena emergenza sanitaria, solo pochi alla fine riescono a donare realmente.
Perché non potenziare il servizio e permettere a tanti pazienti di poter ricevere il plasma regalando loro una seppur piccola speranza di terapia?
Perché non viene data la possibilità al centro di medicina trasfusionale di Barletta di rendersi autonoma da Foggia ed avviare una banca del plasma autonoma?
Perché non dotare ogni provincia pugliese di una struttura organizzativa capace di soddisfare questa esigenza?
Sono questi gli interrogativi che i nostri cittadini ci pongono e che esigono una risposta certa.