Sul sito www.fnopi.it in occasione della giornata internazionale dell’infermiere, quest’anno è stata pubblicata una lettera della presidente della Federazione degli infermieri, Barbara Mangiacavalli, in occasione della ricorrenza che ricorda, il 12 maggio del 1820, la nascita di Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne.
A testimoniare l’impatto positivo e la rilevanza della professione sull’assistenza, quest’anno per la prima volta il ministero della Salute e l’Istituto superiore di Sanità hanno concesso il loro patrocinio alla Giornata. Gli slogan proposti in oltre un decennio ribadiscono tutti la scelta di stare “dalla parte del cittadino”.
Il 12 maggio è così diventato l’occasione per far sì che la professione infermieristica “parli un po’ di sé” con i ricoverati negli ospedali, con gli utenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionisti della sanità, con i giovani che devono scegliere un lavoro, con tutti coloro che nel corso della propria vita hanno incontrato o incontreranno “un infermiere”.
Lo slogan di quest’anno per il manifesto 2018 è “Ci sono impronte che non si cancellano. Noi infermieri, la nostra impronta sul sistema salute”.
Il manifesto della Giornata internazionale dell’Infermiere parla ai cittadini: l’infermiere è con i cittadini. E verrà affisso in tutti gli ospedali e ambulatori d’Italia e sarà diffuso sul web tramite le campagne social.
“In quelle righe che tutti leggeranno – spiega Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) – lo diciamo e lo spieghiamo in modo chiaro: ci mettiamo la faccia. Ogni giorno, in ogni luogo in cui esercitiamo la nostra professione. Siamo il terminale del Sistema salute, costituiamo la sua linfa vitale. Ci mettiamo certamente le braccia, la schiena, le mani. Perché la nostra e una professione usurante, faticosa, che si nutre anche di contatti fisici, cure continue, sostegni concreti”.
“Ma – aggiunge la Mangiacavalli – ci mettiamo anche la testa. Ci formiamo e ci specializziamo nelle Università; i nostri migliori talenti sono impegnati in ricerche per migliorare la qualità di vita dei nostri assistiti in ogni fase delta malattia e nella gestione delle cronicità. Le nostre idee e i nostri progetti su come organizzare ospedali e servizi sul territorio propongono soluzioni innovative in grado di renderne più efficaci le prestazioni e di ridurne i costi. E da sempre nel rapporto tra infermiere e cittadino ci mettiamo soprattutto il cuore”.
“Oggi – afferma la presidente FNOPI – riteniamo che lo si debba fare rispettando la volontà del paziente in un percorso che coinvolga l’intera equipe curante. Noi infermieri ci impegniamo a fare la nostra parte per garantire il diritto alta salute e con i cittadini accanto saremo tutti più forti”.
“Il nostro fine – aggiunge – è assistere i pazienti, individuarne le necessità ed essergli vicini i quei momenti, incidere nel processo organizzativo e decisionale del sistema e dare risposte mirate alle contingenze economiche e ai bisogni che emergono dall’attuale scenario demografico ed epidemiologico. Noi infermieri progettiamo, sperimentiamo, costruiamo e ricostruiamo processi assistenziali, percorsi organizzativi e flussi formativi. ci impegniamo in nuove logiche curative, educative e nella strutturazione di reti relazionali che nel loro insieme danno risposta a nuovi bisogni di cura e assistenza scaturiti anche dalla fragilità, dalla dipendenza, dalla cronicità, dal disagio e dalla solitudine nella malattia e nei momenti terminali della vita. Noi infermieri ci siamo e ci vogliamo essere. Con maggiore consapevolezza e assumendoci maggiori responsabilità. Vogliamo definire un nuovo patto per l’assistenza in cui vi sia non solo l’impegno alla vicinanza, alla qualità dell’assistenza e della relazione, ma anche l’impegno a superare ostacoli, arretratezze e criticità, nostre e del sistema“.
Quello degli infermieri è senza dubbio l’Ordine più numeroso d’Italia: rappresenta oltre 447mila professionisti, che però non bastano: mancano all’appello almeno 20mila infermieri in ospedale e 30mila sul territorio per rendere efficiente il sistema di assistenza continua che caratterizza tutti i Paesi più avanzati.
Ricerche internazionali continuano a confermare questi dati, così come l’aumento della mortalità in ospedale cresce se il carico di lavoro per gli infermieri è eccessivo, se sono pochi.
“Dobbiamo batterci per sconfiggere queste criticità – conclude la Mangiacavalli – che aggrediscono la nostra professione e soprattutto allontanano la vera assistenza dalle persone. E questo andrà fatto anche creando sinergie con altri Ordini professionali per portare avanti, con loro, i discorsi comuni e con le rappresentanze sindacali perché sia mantenuta e difesa la dignità dell’infermieristica e valorizzato il suo riconoscimento a tutti i livelli”.