“Lo studio FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere)-IEN (Istituto europeo neurosistemica) sulla gestione delle risorse umane in sanità conferma una realtà già da tempo – purtroppo – ben conosciuta da chi lavora e da chi gestisce i servizi, l’assoluta importanza del lavoro dei professionisti perché il sistema funzioni e l’altrettanto assoluta necessità di interventi che rompano la routine ormai consolidata di allineamento verso il basso senza riconoscimenti di competenze, specializzazioni e meritocrazia”.
È questo il primo commento di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (FNOPI), ma anche direttore sociosanitario dell’Asst Milano Nord, ai risultati dello studio Fiaso sulla gestione delle risorse umane in sanità che mette in risalto che il 52% dei neo assunti e il 38% dei “senior” vorrebbe cambiare azienda per condizioni e guadagni migliori anche se giudicano gratificante la propria attività il 51% dei senior e il 67% dei neoinseriti.
“lo stimolo a prendersi cura è anche la ragione per cui si sceglie una professione che cerca di risolvere i bisogni di salute delle persone – ha detto Mangiacavalli – aiutare gli altri e assisterli è lo scopo di chi lavora in sanità e riuscirci è di per se premiante, al di là del contorno organizzativo, per il quale le aziende fanno sicuramente il loro meglio, ma che ormai è evidente ha bisogno di poter contare su investimenti e riconoscimenti maggiori”.
Nel campione analizzato, così come nelle strutture del Servizio sanitario nazionale la maggioranza dei professionisti sono infermieri: nello studio Fiaso la percentuale degli infermieri che hanno partecipato all’indagine rispetto al totale del campione è 37% junior e 36% senior; la percentuale dei medici è 26% junior e 20% senior; ci sono poi 9% OSS junior e 19% OSS senior.
“I risultati dello studio Fiaso confermano una ricerca condotta dalla FNOPI tra gli infermieri più giovani (i senior sono gli infermieri che ormai da anni operano con successo, anche se spesso con poca gratificazione, nel Servizio sanitario nazionale) da cui risulta che il 34% dei cosiddetti ‘junior’ ha conseguito una formazione post base e solo il 5% è in attesa di occupazione; e il 57% è occupato a tempo indeterminato e vive e lavora nella Regione in cui si è formato e risiede. I giovani sono soddisfatti della formazione, meno del lavoro e circa la metà vorrebbe cambiare il posto di lavoro. La formazione di base riceve un giudizio eccellente, anche in vista dell’introduzione al mondo del lavoro. Ritengono che la professione sia valorizzata nel posto di lavoro, ma sull’adeguatezza delle retribuzioni il giudizio precipita sia per la corrispondenza alle responsabilità, che ai carichi di lavoro. Buono il rapporto con i colleghi”.
“E la ricerca FNOPI – aggiunge – conferma anche altri dati analizzati da FIASO: il 79% non cambierebbe la professione e il 70% nemmeno il lavoro; solo il 50% cambierebbe il posto di lavoro. Per quanto riguarda l’ambito clinico lavorativo i più soddisfatti sono quelli che lavorano in emergenza urgenza e terapia intensiva, settore notevolmente ambito anche da coloro che lavorano in campo medico e chirurgico”.
“Tutto questo – commenta ancora Mangiacavalli – si traduce nella necessità di crescita del riconoscimento professionale e delle relative competenze, di maggiore attenzione alle specializzazioni delle professioni, alla loro formazione e alla crescita professionale dei giovani, ma anche nel riconoscimento e nella giusta meritocrazia dei senior che spesso gli fanno da guida e da esempio”.
“Dal punto di vista delle aziende – conclude – l’analisi di Fiaso è puntuale e coglie nel segno delle reali necessità di chi gestisce la sanità: oltre alla ovvia necessità di maggiori investimenti e dello sblocco definitivo e totale delle assunzioni per poter far fronte alle pesanti carenze di organici e ‘ringiovanire’ i servizi, è necessario costruire sistemi di riconoscimento del merito efficaci, anche individuando nuovi e più efficaci strumenti di valutazione e offrire percorsi formativi e ambienti che favoriscano lo sviluppo delle competenze, per esempio offrendo la possibilità di avviare percorsi individuali per ogni singola competenza”.