Aggiornarsi sulla professione infermieristica anche dai colleghi neo laureati, un vero e proprio travaso di esperienze e competenze grazie alle borse di studio che il Collegio IPASVI BAT mette in palio con la 6° edizione di un premio diventato un punto fermo dell’attività del collegio.
Quest’anno in occasione della giornata internazionale dell’infermiere il Collegio della provincia Barletta-Andria-Trani ha proclamato la vincitrice del premio la collega Antonia Mennuni con la sua tesi dal titolo: “LA GESTIONE DEL PAZIENTE PORTATORE DI PICC: uno studio prospettico per valutare la qualità di vita e rischio di infezione e dislocazione mediante interventi infermieristici mirati“.
I cateteri venosi ad inserimento periferico rappresentano una recente ed importantissima innovazione tecnologica che ha cambiato in modo sostanziale l’approccio al sistema venoso del paziente, costituendo la migliore risposta alla crescente necessità di ottenere in ogni paziente, sia in ospedale che a domicilio, una via d’accesso stabile e sicura, conseguita e mantenuta con il minimo rischio possibile e il miglior rapporto costo-efficacia.
Il Picc, in particolare, trova largo impiego soprattutto nei pazienti oncologici che necessitano trattamenti chemioterapici o di trapianto; spesso trattasi di soggetti complessi che richiedono assistenza e supporto fisico-psicologico adeguato.
L’obiettivo principale della tesi consiste nel valutare il rischio di infezione e dislocazione correlato al catetere venoso, in base al sistema di fissaggio e dispositivi di medicazione utilizzati. Il lavoro di tesi ritrae un’esperienza sul campo, dove l’obiettivo generale di questo studio, consiste in una valutazione della qualità di vita e del rischio di infezione e dislocazione nel paziente portatore di Picc.
I cateteri intravascolari, come ad esempio il PICC, sono la causa principale di infezioni locali e nei casi più gravi sistemiche, esponendo tale paziente ad un rischio maggiore di contrarre una patologia di tipo infettivologico. Oltre ad essere causa di infezioni, il Picc potrebbe dislocarsi, ritardando la somministrazione di un’eventuale terapia e causando, anche, stress psicologico, poiché necessita di reimpianto.
Il lavoro propone uno studio sull’identificazione del il miglior sistema di fissaggio e di medicazione in grado di migliorare la qualità di vita del paziente, annullando i rischi di infezione, dislocazione e riducendo la spesa sanitaria generata da tali, possibili, complicanze. Dallo studio si evince che una riduzione delle complicanze, migliora la qualità di vita dei pazienti, infatti, attraverso l’istogramma, creato estrapolando i dati dal questionario SF-36 sulla qualità di vita, è stato rilevato un cambiamento dal punto di vista emotivo.