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Cosa chiedono gli infermieri nei prossimi mesi? Parola alla presidente nazionale IPASVI Mangiacavalli

E’ stato appena pubblicato un editoriale (sul sito www.ipasvi.it il testo integrale) di Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI che rappresenta gli oltre 447mila infermieri presenti in Italia, di cui 227mila alle dipendenze del SSN, il 50% circa dei dipendenti del SSN e comunque di tutti i professionisti che operano per la salute, sulle priorità e le aspettative della categoria fino a fine 2017 e comunque per i prossimi mesi.

Tra le altre cose, al primo posto c’è l’approvazione del disegno di legge Lorenzin per la trasformazione dei Collegi in Ordini. “La trasformazione dei Collegi in Ordini – afferma la presidente IPASVI – è alla ribalta del dibattito parlamentare ormai da oltre dieci anni. Si acceleri l’iter perché possa davvero giungere a conclusione subito a inizio autunno. Anche perché si possa, aumentando le potenzialità con la costituzione degli ordini, affrontare con la massima decisione e trasparenza problemi come ad esempio quello dell’abusivismo in cui gli infermieri sono la professione più coinvolta, dati anche i loro numeri che fanno ipotizzare almeno 5.500 abusivi, su cui si deve tirare il freno e, oltre a effettuare controlli più serrati, devono anche poter denunciare chi abusa della nostra professione. Chiediamo sblocchi del turn over e assunzioni, abbiamo circa 16mila infermieri disoccupati e non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo accettare che posti possibili siano occupati da chi infermiere non è. La Federazione in questo senso ha sempre sollecitato le autorità competenti, ma probabilmente è il caso di .intensificare l’azione contro l’abusivismo dilagante”.

Poi il biotestamento per il quale “abbiamo sottolineato la necessità che gli infermieri vengano coinvolti maggiormente per il loro ruolo di vicinanza coi pazienti nei momenti più difficili” e anche il Ddl sull’equo compensoin cui abbiamo chiesto di inserire la professione infermieristica per fermare grazie alla tariffa minima quel mercato di intermediari che, non essendo gestiti e costituiti da soggetti che esercitano la professione, ragionano in un’ottica di mero profitto, adottando strategie che contribuiscono alla dequalificazione della professione infermieristica: l’abolizione delle tariffe minime professionali, con la complicità della crisi economica, ha senz’altro agevolato negli ultimi anni la contrattazione dei compensi al ribasso, determinando una sensibile diminuzione dei redditi professionali.

C’è un altro tassello fondamentale che, a prescindere dal semestre bianco, può e deve essere messo al suo posto: il contratto. E “nella contrattazione – spiega Mangiacavalli – c’è una previsione fondamentale per gli infermieri e per le professioni sanitarie: e il contratto descriverà, analogamente a quanto già fatto per l’insieme dei profili, le declaratorie delle competenze proprie delle posizioni di “professionista specialista” e di “professionista esperto” delle professioni sanitarie infermieristica – ostetrica, tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, nel rispetto di quanto previsto dal profilo professionale, dal percorso formativo e dal codice deontologico, salvaguardando le specifiche competenze professionali degli altri professionisti”.

Un altro momento essenziale da analizzare per trovare le giuste collocazioni degli infermieri è quello della partecipazione alla nuova legge sulla responsabilità professionale. “Le associazioni infermieristiche – afferma la presidente IPASVI – devono fare quadrato per garantire i requisiti previsti dall’ultimo decreto attuativo firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin: il decreto che istituisce e regolamenta l’elenco delle società scientifiche e delle associazioni tecnico scientifiche delle professioni sanitarie, che avranno il compito di elaborare le linee guida cui gli esercenti le professioni sanitarie si devono attenere nell’esecuzione delle prestazioni sanitarie. Gli infermieri devono esserci con le loro associazioni. Devono avere un ruolo di primo piano nella definizione di quelle linee guida che saranno poi l’ago della bilancia della responsabilità professionale di tutti i nostri professionisti. C’è un canale aperto tra Federazione, ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità perché alle linee guida gli infermieri devono partecipare. Ma una cosa deve essere chiara e soprattutto deve rappresentare il faro che illumina la professione: tutto questo si fa in funzione dei bisogni dei pazienti e con loro e per loro si devono analizzare le strade della crescita e del continuo miglioramento”.

Infine un annuncio: “Abbiamo attivato e lo presenteremo a settembre in via ufficiale – dichiara –  anche un Osservatorio civico con Cittadinanzattiva“. Gli Osservatori civici di Cittadinanzattiva hanno il significato di vedere con gli occhi delle persone le situazioni che caratterizzano i loro bisogni – in questo caso di salute e legati alla professione infermieristica – per promuovere politiche sanitarie che garantiscano equità di accesso, qualità e tutela dei diritti dei cittadini. Evidenziando il rapporto coi pazienti. “È per noi – conclude – un elemento valoriale importante della professione e del suo ‘patto col cittadino’ che da anni la caratterizza”. Consulta istituita dalla Federazione, quella con le associazioni dei malati e dei cittadini“.

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