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Mangiacavalli al primo Congresso FNOPI: “Gli infermieri sono pronti a lavorare a fianco delle altre professioni per tutelare i bisogni di salute dei cittadini”

Siamo infermieri prima di tutto, e crediamo nella forza della relazione, dell’ascolto, dell’inclusione, dall’autorevolezza che vince sull’autorità. Crediamo in un gruppo allargato, partecipato, che lasci spazio ad autonomie di pensiero e di cultura perché il rispetto della persona parte anche da questo”. Con queste parole Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale delle Professioni infermieristiche (FNOPI) che rappresenta gli oltre 440mila infermieri presenti in Italia, si è rivolta nella sua relazione introduttiva al primo Congresso nazionale della Fnopi ai 3.500 infermieri riuniti nell’Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 7 marzo.

Ma ha anche lanciato un avvertimento a chi governa e alle istituzioni: “Deve finire l’atteggiamento secondo cui l’infermiere rappresenta il ‘cuscinetto’ tra i bisogni dei pazienti e le esigenze di un economia che, non per colpa nostra, spesso non li vede e non li affronta per quel che sono: il rispetto della persona parte dal presupposto di farla vivere in buona salute, possibilmente in assenza di malattia e in pieno benessere e non in modo residuale di un’economia che per sostenere se stessa finora ha limitato e tagliato i beni primari della vita”.

Mangiacavalli nella sua relazione ha ricordato che gli infermieri hanno subito quasi un decennio di riduzioni nel personale del Servizio sanitario nazionale pubblico (- 4,3% dal 2009 al 2016) e l’imminente formazione del nuovo Governo e del nuovo Parlamento moltiplicano gli allarmi che diverse famiglie professionali lanciano sulla possibilità continuare a garantire cure e assistenza adeguate alla popolazione. Ciò su cui si punta l’indice sono le carenze presenti e, soprattutto, future di professionisti.

Anche gli infermieri potrebbero unirsi al coro – ha detto – segnalando come negli ultimi sette anni, a fronte di un significativo aumento dei bisogni di assistenza, le aziende del Servizio sanitario nazionale, dall’ultimo contratto a oggi, che ha coinciso anche con l’era dei tagli legati ai piani di rientro, abbiano rinunciato a oltre 12mila mila infermieri (- 4,3%): il numero più grande di perdite di personale registrato da qualunque categoria faccia parte del servizio pubblico”.

Ma non è questo l’orientamento della FNOPI. “Le scelte su quanto personale e quale personale abbiamo/avremo bisogno – ha proseguito Mangiacavallidevono essere fatte guardando al futuro e non replicando il passato. I rapporti tra le diverse discipline mediche, le percentuali di posti assegnati alle diverse scuole di specialità sul totale, sono rimaste sostanzialmente invariate nel tempo. La circostanza che nei prossimi anni molti professionisti andranno in pensione pone molti problemi, ma apre una grande opportunità di ripensamento su come il Servizio sanitario nazionale debba funzionare e quale assistenza offrire. Gli infermieri ritengono che tale opportunità di cambiamento non possa essere sprecata prendendo oggi decisioni che ipotecano il futuro (le decisioni sull’inserimento di personale hanno come orizzonte la vita lavorativa di quel professionista che è di almeno 30 anni) guardando al presente o, peggio, al passato. Gli infermieri sono una professione che guarda al futuro e rispetto al futuro dell’assistenza e del Servizio sanitario nazionale chiedono a tutti gli attori, la politica in primis, una coerente assunzione di responsabilità”.

Secondo i cittadini – i primi risultati dell’Osservatorio civico FNOPI-Cittadinanzattiva saranno presentati al Congresso –  gli infermieri si rivolgono loro con gentilezza e cortesia, sono disponibili all’ascolto, mostrano vicinanza, comprensione e anche emozioni rispetto ai pazienti. I cittadini si sono sentiti sicuri durante l’assistenza infermieristica e gli infermieri hanno anche fornito a pazienti e parenti informazioni chiare e comprensibili.

Ma si lamentano perché gli infermieri sono pochi, hanno poco tempo da dedicare al contatto con le persone, anche perché spesso sono occupati in attività che li allontanano dall’assistenza vera e propria (attività burocratiche, telefono ecc.).

E Mangiacavalli ha ricordato che tutto questo accade soprattutto in ospedale: sul territorio c’è quasi il vuoto, tanto che i cittadini vorrebbero avere la possibilità di poter scegliere un infermiere di famiglia/comunità come si fa col medico di medicina generale, vorrebbero trovare gli infermieri nella farmacia dei servizi, avere la possibilità di consultarli in determinati casi come il trattamento di ferite e lesioni cutanee e averli disponibili anche nelle scuole, per bambini e ragazzi che ne potrebbero aver bisogno.

Tracciando le linee guida del prossimo triennio per la Federazione, Mangiacavalli ha ricordato che “nel futuro della sanità, a fronte dei bisogni di salute della popolazione e in particolare della domanda di cura delle fasce più fragili, gli infermieri sono chiamati ad esercitare un ruolo sempre più incisivo, basato sulla sinergica collaborazione con i medici e gli altri professionisti sanitari, che riconosca le professionalità acquisite e capaci di contribuire ad innalzare la qualità della risposta assistenziale.

La nostra professione ha come scopo il rapporto coi pazienti. È per noi un elemento valoriale importante sia professionalmente che per il ‘patto col cittadino’ che da anni ci caratterizza. Per noi è essenziale avere una relazione privilegiata con loro, per comprendere come ci vedono e come possiamo soddisfare nel modo migliore i loro bisogni di salute”. E questo sarà il filo conduttore della Federazione nei prossimi anni e il Congresso ne stabilirà le necessità e azioni per ottenerle“.

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