“Infermieri come supporto ai cittadini per rendere più incisivi i loro bisogni di salute. Ma anche infermieri come guida per supportare i più fragili e le loro associazioni nel dedalo delle regole (anche regionali) di accesso alle terapie e alle cure del SSN, selezionando, nel caso, con loro e per loro anche una serie di interventi mirati alle reali necessità“.
Questo in sostanza il senso dell’intervento di Giancarlo Cicolini, tesoriere e portavoce della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) , alla conferenza su “Partecipazione attiva dei pazienti ai processi che generano nuove terapie: sviluppo, valutazione e reale accesso alle cure necessarie”, organizzata dalla Società italiana attività regolatorie (SIAR) presso il ministero della Salute a Roma.
“E’ evidente la sintonia dell’azione infermieristica rispetto ai bisogni reali dei cittadini – ha detto Cicolini – non nella scelta delle terapie per patologie acute o per patologie la cui diagnosi spetta naturalmente al medico, ma per tutta quella gamma di necessità che soprattutto in caso di cronicità, non autosufficienza e fragilità che si generano rispetto a bisogni via via emergenti. l’infermiere a cui il paziente è affidato h24 vede, riconosce e fa fronte direttamente e nel più breve tempo possibile ai suoi bisogni. E l’infermiere è coinvolto in questo modo, anche nel controllo ed educazione sanitaria che i nostri professionisti svolgono, nel percorso assistenziale legato alla condizione degli assistiti”.
In questo senso Cicolini ha ricordato la recente indagine dell’Osservatorio civico FNOPI-Cittadinanzattiva in cui si è confermato questo ruolo rispetto ai giudizi dei cittadini che chiedono soluzioni che promuovano la figura del professionista nella realtà quotidiana della persona,
“Sono interventi – ha aggiunto – che caratterizzano non solo l’assistenza, ma anche il controllo proattivo delle terapie e della loro somministrazione e portano all’ascolto diretto dei cittadini sia sugli effetti di queste, sia sulle necessità che queste non soddisfano creando così un punto di vista diretto degli interessati e dei fruitori delle cure che potrebbe consentire di valutare e rivedere l’accesso ad alcune terapie per non parlare del fondamentale intervento di ricognizione farmacologica propedeutico alla riconciliazione”.
Pazienti e cittadini si sono anche alleati con gli oltre 440mila infermieri a giugno dello scorso anno dando vita alla “Consulta permanente delle associazioni dei pazienti e cittadini” insediata a Roma presso la Federazione e a cui hanno aderito oltre 30 associazioni di malati (ma le iscrizioni sono in aumento).
“La Consulta – spiega ancora Cicolini – è un luogo di confronto e comunicazione permanente tra infermieri – associazioni dei pazienti e cittadini ed è convocata e sentita preventivamente dalla Federazione degli infermieri sulle tematiche professionali con una funzione propositiva per le azioni future della categoria. Le Associazioni hanno motivato la loro adesione sottolineando la necessità di prevenzione, formazione e informazione e la categoria infermieristica è stata giudicata essenziale in questo senso: gli infermieri sono ritenute le figure più vicine al malato, quelli che di più lo possono guidare anche nella formazione e nell’informazione, essenziali per prevenire aggravamenti della patologia, capaci del controllo e della somministrazione della giusta terapia nelle giuste dosi e nel momento giusto”.
Cicolini ha poi sottolineato la necessità di modelli organizzativi idonei a rispondere al meglio ai bisogni degli assistiti, come anche proposto da Cittadinanzattiva, momento in cui l’infermiere vuole e deve essere integrato con altre professionalità.
Cosa può fare la professione infermieristica? “Ad esempio implementare la prescrizione infermieristica specificatamente a quei presidi e materiali pertinenti all’assistenza infermieristica. Non fraintendiamo: non si tratta – sottolinea Cicolini – di prescrizione di farmaci che non spetta alla nostra professione decidere, semmai gestirla, ma si tratta della prescrizione di trattamenti o azioni infermieristiche e in quella di ‘collaboratore’ con gli altri membri dell’equipe. Sarebbe un’occasione per promuovere la crescita della professione e dare maggiore efficacia ed efficienza all’intero sistema, agevolando i cittadini, fornendo loro risposte più congrue e rapide ai bisogni assistenziali. E’ essenziale – sottolinea – adeguarsi con i tempi e con gli altri stati europei, credere nelle loro capacità e competenze, per creare un infermieristica italiana che contribuisca al miglioramento del SSN”.
In Italia, spiega Cicolini, si potrebbe prevedere la prescrizione diretta di presidi per l’assistenza, ma anche di farmaci, secondo protocolli condivisi con gli stessi medici, equiparando gli infermieri che operano nel nostro Paese allo stesso livello dei loro colleghi all’estero. (In diversi Paesi Europei esistono infatti già gli infermieri in codificati ambiti di continuità terapeutica),
L’Italia, così come gli altri Stati europei, avrebbe dovuto porre in atto le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alle citate Direttive Europee entro il 25 ottobre 2013. “Rimane auspicabile nel prossimo futuro – conclude Cicolini – la realizzazione di protocolli condivisi tra professionisti e istituzione, in grado di regolamentare e indicare con chiarezza gli ambiti prescrittivi della professione infermieristica che potrebbe essere utile ad esempio nell’ambito del wound care, dei dispositivi vascolari, delle stomie, ecc”.