Sul sito www.ipasvi.it la presidente della Federazione Nazionale IPASVI Barbara Mangiacavalli pubblica un suo intervento, rivolto soprattutto agli infermieri, in cui analizza la situazione attuale del nuovo contratto e propone alcuni punti e modifiche a costo zero che tuttavia sarebbero necessarie a ridare dignità alla professione dopo dieci anni di assenza di adeguamenti sia economici che normativi.
Tra i punti analizzati e proposti dalla Mangiacavalli (VEDI), comprese le tabelle di riferimento (VEDI), le risorse economiche, che per gli infermieri sono scese dal 2011 (anno di entrata a regime dell’ultimo contratto 2009) a oggi di 114 euro l’anno e che gli aumenti previsti e promessi di 85 euro mensili non riusciranno a riequilibrare.
Altolà poi sull’orario di lavoro: si devono rispettare le regole UE e non cercare scappatoie con straordinari utilizzati come strumento di programmazione ordinaria dei turni (sono l’unica voce economica a essere aumentata negli anni) o utilizzo improprio di pronta disponibilità o deroghe sugli orari di legge per far fronte alle carenze di personale.
Anche negli incarichi gestionali, professionali, formativi e di ricerca va rivalutato, secondo la Presidente Nazionale IPASVI, lo sviluppo di carriera come avviene nella dirigenza sanitaria, così come va rivalutata la figura degli infermieri coordinatori nella nuova organizzazione del lavoro e dell’assistenza per garantire riconferme automatiche in caso di valutazioni positive.
Sulle competenze specialistiche, l’atto di indirizzo le riconosce con le figure del professionista esperto e del professionista specialista, ma il concetto, secondo la Mangiacavalli, va meglio chiarito anche utilizzando gli atti già approvati da oltre quattro anni dalle Regioni per la figura infermieristica. È una priorità quella di definire con certezza progressioni di carriera in ambito clinico assistenziale.
E nel contratto, secondo la Presidente IPASVI, sarebbe necessario un recupero della retribuzione individuale di anzianità dopo che la legge di bilancio sembra averla del tutto dimenticato per il personale de comparto, anche se per questo il suo valore non va oltre qualche centinaio di migliaia di euro.
La Mangiacavalli chiede poi di inserire sempre nel contratto la libera professione intramuraria per gli infermieri. Andrebbe normata in analogia con quanto accade per la dirigenza sanitaria in modo che gli infermieri dipendenti, coinvolti dai pazienti nell’assistenza domiciliare post ricovero, lo facciano secondo regole e schemi precisi sia a domicilio del paziente, sia negli ambulatori infermieristici.
E ritiene rispetto all’equo compenso che per gli infermieri, data la necessità di superare le situazioni incresciose createsi ad esempio nelle cooperative, sarebbe il caso che la normazione avvenisse tramite contratto nazionale di lavoro che ha valore erga omnes per tutti i professionisti.
Infine una proposta: data la consistenza numerica (oltre 440mila iscritti) e le peculiarità di assistenza h24 che solo gli infermieri hanno rispetto alle altre professioni, sarebbe il caso di creare per loro un’area di contrattazione separata che riconosca tali prerogative e le regoli e le metta a norma nell’interesse dei professionisti e delle aziende.