Finalmente ci siamo: anche gli infermieri, secondo determinati criteri, rientrano tra le figure che potranno andare in pensione prima del termine fissato, perché annoverati tra i lavoratori che svolgono attività “gravose”.
E’ stato annunciato lo scorso 2 febbraio quello che era prevedibile, ovvero l’innalzamento dell’età pensionabile da 66 anni e 7 mesi a 67 anni a partire dal 2019, questo in relazione agli ultimi dati Istat che hanno rilevato un aumento dell’aspettativa di vita.
A darne notizia è stato, con un tweet, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Firmato da Giuliano Poletti il decreto che esenta 15 professioni gravose da adeguamento età pensionabile a speranza di vita. Il sistema pensionistico – scrive il premier – non va scardinato. Vanno protette le fasce più esposte della società“.
Tra polemiche e dibattiti infuocati non tutto è perduto, almeno per 11 fortunate categorie, che in relazione a quella che sarà la Legge di Bilancio, e quindi in relazione alle risorse disponibili, potranno godere del congelamento dell’adeguamento dell’età pensionabile, anche gli infermieri che hanno svolto negli ultimi 5 anni lavoro notturno.
Non è certo una vera e propria conquista e siamo ancora lontani dal riconoscimento della professione infermieristica come “usurante”, ma il “gravoso” è comunque un passo avanti che ci fa sperare in meglio.