“Lo avevamo chiesto a chiare lettere nell’audizione alla Commissione Lavoro del Senato a luglio ed ora la norma sta prendendo corpo nel decreto fiscale su cui il Senato ha votato la fiducia e che passa alla Camera: l’equo compenso è necessario per l’introduzione di standard retributivi minimi per tutte le professioni intellettuali e in particolare per quelle della Salute”.
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale IPASVI che rappresenta gli oltre 440mila infermieri presenti in Italia, commenta così la norma che, nel decreto fiscale approvato al Senato, introduce la disciplina dell’equo compenso per le professioni intellettuali, infermieri compresi quindi. Una battaglia questa su cui la Mangiacavalli si era impegnata in prima persona sollecitando l’approvazione della norma.
L’obiettivo è quello di porre definitivamente rimedio alle situazioni di squilibrio nei rapporti contrattuali tra i professionisti iscritti a un ordine o collegio professionale e i committenti. La “giusta remunerazione” della prestazione professionale è condizione necessaria per garantire la qualità, la quantità e soprattutto la dignità del lavoro dei professionisti.
“L’assistenza infermieristica – aggiunge -, come il diritto alla difesa, la sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro, le cure odontoiatriche, l’educazione alimentare, la consulenza aziendale e del lavoro ecc., corrispondono a servizi professionali resi sempre più qualificati dall’impiego di tecnologie e dal continuo investimento nell’aggiornamento delle competenze, con conseguente necessità di una adeguata informazione al mercato sui costi che corrispondono alle buone prestazioni”.
“Oggi – spiega la Mangiacavalli – esiste un low cost infermieristico fatto di prestazioni inappropriate, o comunque espletate da personale senza le adeguate qualificazioni, determinato dalla propensione a considerare alcune prestazioni infermieristiche come tutto sommato semplici, e che non richiedono particolare specializzazione”.
“La buona salute e la buona cura dei cittadini – sottolinea ancora – richiedono soluzioni adeguate per ricondurre anche questa componente di domanda verso i provider naturali: gli infermieri“.
Ma l’abolizione delle tariffe minime professionali, con la complicità della crisi economica, ha senz’altro agevolato negli ultimi anni la contrattazione dei compensi al ribasso, determinando una sensibile diminuzione dei redditi professionali.
“Per questo – conclude la Mangiacavalli – la Federazione IPASVI ritiene l’equo compenso un intervento normativo necessario, che potrebbe condurre, nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento, alla definizione di corrispettivi economici idonei a costituire un efficace strumento di orientamento per i committenti e per i professionisti, e per tutti i consumatori, mettendoli al riparo da servizi professionali di bassa qualità”.