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Gestione dell’ictus

L’ictus è una condizione grave che richiede il trasporto immediato in ospedale se infatti l’intervento dei sanitari non è repentino le conseguenze possono essere gravi: basti pensare che in Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e i tumori e ogni anno ci sono circa 200.000 nuovi casi.

E’ molto importante quindi che la persona e i familiari sappiano riconoscere i primi sintomi così da non esitare a chiamare i soccorsi. Con questa guida si vuole aiutare il cittadino a prendere consapevolezza dell’importanza dell’ictus e della sua conoscenza e in particolare si risponderà ai seguenti quesiti:

Che cos’è un ictus?

L’ictus (dal latino significa “colpo”) è un disturbo improvviso della circolazione cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o la rottura di un’arteria. In entrambi i casi viene impedito il trasporto di ossigeno alle cellule nervose che quindi vanno in sofferenza. Si parla di infarto cerebrale o “ictus ischemico” quando la causa è la chiusura dell’arteria, mentre si parla di emorragia cerebrale o “ictus emorragico” quando la causa è la rottura del vaso sanguigno.

E’ vero che l’ictus emorragico è più frequente?
FALSO. L’ictus emorragico è meno frequente, ma ha una mortalità più elevata. Completamente diverso è anche l’approccio terapeutico delle due condizioni.

E’ vero che l’ictus può essere definito anche attacco ischemico transitorio?
FALSO. Ictus e attacco ischemico transitorio non sono sinonimi. L’attacco ischemico transitorio (TIA) ha caratteristiche simili a quelle dell’ictus ma ha una durata molto limitata nel tempo (inferiore alle 24 ore) e soprattutto non causa danni irreversibili, per cui la persona colpita da un TIA riprende pienamente tutte le sue funzioni dopo l’episodio acuto. Per questo viene a volte definito come ictus benigno anche se, in realtà, è bene non sottovalutarne la comparsa in quanto circa un terzo delle persone che hanno avuto un attacco transitorio viene colpita successivamente da un ictus. E’ quindi un importante campanello d’allarme. Anche in caso di TIA occorre andare subito in Pronto soccorso.

E’ vero che in caso di ictus è preferibile essere ricoverati in una Stroke unit?
VERO. Le Stroke unit sono unità specializzate nel trattamento dell’ictus acuto e della riabilitazione. Caratteristica di queste unità è di essere composte da un gruppo di professionisti multidisciplinari (sia medici sia infermieri) che conoscono il problema e sono in grado di trattarlo. Secondo alcuni studi sembra che il ricovero in unità specializzate riduca il rischio di morte e il grado di invalidità di chi ha subito un ictus, indipendentemente dalla gravità e dall’età. In genere le Stroke unit hanno pochi posti letto, il diritto di accesso viene stabilito dai sanitari in funzione delle condizioni della persona.

Quali sono i sintomi?

L’ictus compare con sintomi specifici che di solito si manifestano improvvisamente e che non devono essere trascurati perché prima si porta la persona colpita in Pronto soccorso e minore è il rischio di morte e di disabilità successiva. I sintomi principali che devono mettere in allerta sono cinque:
1. la comparsa su un lato del corpo di un improvviso intorpidimento o debolezza a livello del viso, del braccio o della gamba;
2. la persona appare confusa, fa fatica a parlare e a capire quanto accade o si dice;
3. problemi alla vista, si può avere una improvvisa difficoltà visiva anche solo a uno dei due occhi;
4. problemi di coordinamento, di equilibrio, con grave difficoltà a camminare e senso di vertigine;
5. mal di testa forte e fulmineo senza una causa nota.

E’ vero che se si nota la comparsa dei primi sintomi dell’ictus è fondamentale chiamare subito il 118?
VERO. Se una persona ha i sintomi di ictus occorre chiamare subito il 118, senza perdere tempo. Per una assistenza efficace anche in Italia sono stati attivati piani specifici per i casi di ictus. La rete di assistenza inizia a partire dagli operatori sanitari del 118 che sono addestrati a capire fin dalla chiamata se si tratta di un possibile caso di ictus. E’ importante quindi rispondere in modo preciso alle domande poste al telefono dall’operatore sanitario e fornire indicazioni su:

– il comune da cui si sta chiamando;
– l’indirizzo, via/corso, numero civico, interno, scala, piano;
– il nome sul campanello;
– il recapito telefonico.
In caso di sospetto viene inviata l’ambulanza con codice rosso o comunque viene attivato un protocollo specifico per garantire una assistenza rapida e il ricovero nel centro ospedaliero specializzato più vicino.
E’ vero che in caso di sospetto di ictus può essere utile il test FAST?
VERO. Per riuscire a capire se una persona ha un ictus può essere utile il test FAST:
– F come FACE (viso): occorre chiedere di sorridere o di mostrare i denti, potrebbe trattarsi di ictus se la bocca è storta o un lato non si muove bene;
– A come ARM (braccio): occorre chiedere di tendere le braccia in avanti orizzontalmente, sollevarle e rivolgere i pollici verso l’alto, potrebbe trattarsi di ictus se un arto non si muove o se uno cade;
– S come SPEACH (linguaggio): occorre chiedere di parlare, è sufficiente una frase semplice ma di senso compiuto, potrebbe trattarsi di ictus se la persona strascica le parole o è incapace di parlare;
– T come TIME (tempo): se è presente uno di questi segni occorre chiamare immediatamente i soccorsi anche nel caso in cui i sintomi si attenuassero in breve tempo.

E’ vero che in molti casi si raggiunge il Pronto soccorso troppo tardi?

VERO. Secondo uno studio effettuato in 16 Regioni italiane, il tempo che intercorre tra il momento in cui la persona colpita da ictus si rende conto che “qualcosa che non va” e il momento in cui si reca in ospedale è troppo lungo per poter garantire una assistenza efficace. La maggior parte delle persone colpite da ictus e dei familiari infatti non ha consapevolezza della malattia, ne sottovaluta i sintomi e ritarda la chiamata del servizio di emergenza o l’arrivo in Pronto soccorso.

Quali sono i fattori di rischio?

L’età è il maggiore fattore di rischio per l’ictus, in particolare l’incidenza aumenta a partire dai 55 anni e raddoppia per ogni decade: la maggior parte degli ictus si verifica comunque in persono oltre i 65 anni d’età. Inoltre i maschi hanno un rischio più alto e sembra che avere familiari che abbiano avuto un ictus aumenti la probabilità di averne uno. Ci sono inoltre fattori di rischio cosiddetti modificabili in quanto possono essere corretti con cambiamenti dello stile di vita oppure attraverso una terapia medica adeguata. I principali fattori di rischio modificabili sono:
– l’ipertensione arteriosa;
– alcune malattie del cuore e in particolare la fibrillazione atriale;
– il diabete mellito;
– il fumo di sigaretta;
– l’eccessivo consumo di alcol;
– praticare poca attività fisica;
– la dieta.

E’ vero che il diabete può favorire la comparsa di un ictus?
VERO. Si è visto che, nel tempo, il diabete non controllato può portare ad alterazioni delle pareti dei vasi sanguigni con conseguente aumento del rischio di ictus. Per ridurre il rischio occorre quindi tenere controllata la concentrazione di glucosio nel sangue assumendo regolarmente la terapia raccomandata dal medico e un’alimentazione adeguata alla condizione.

E’ vero che l’ipertensione è un fattore che può aumentare il rischio di ictus?
VERO. L’ipertensione è un fattore di rischio perché la maggiore pressione sanguigna esercitata sulla parete del vaso può favorire la rottura di un’arteria, soprattutto se questa è indurita e ha perso parte dell’elasticità, oppure può determinare il distacco di un deposito di grasso con conseguente ictus ischemico.

E’ vero che il fumo è un importante fattore di rischio?
VERO. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio e i benefici che si ottengono dallo smettere di fumare sono percepibili a qualsiasi età. Tutti quindi, giovani e anziani, dovrebbero evitare di fumare o smettere se hanno iniziato.

Il fumo aumenta il rischio di ictus in quanto:
– aumenta l’aggregazione piastrinica cioè la tendenza delle piastrine a formare trombi nelle arterie;
– aumenta la pressione sanguigna;
– favorisce l’indurimento delle arterie.

In che cosa consiste la riabilitazione?

Dopo un ictus la riabilitazione è necessaria per recuperare per esempio la mobilità di un arto o la capacità di parlare. Per ottenere buoni risultati è importante iniziarla appena possibile e deve continuare finchè ci sono miglioramenti misurabili.
La riabilitazione può riguardare gli aspetti di alterazione del movimento dovuti all’ictus, ma anche gli aspetti che riguardano le funzioni cognitive, in particolare l’attenzione e i disturbi del linguaggio. A seconda delle condizioni della persona la riabilitazione può essere effettuata durante il ricovero o in ambulatorio. Il programma deve essere personalizzato e adeguato alle esigenze del singolo. In particolare:
– in caso di disturbi della deglutizione, del linguaggio o delle funzioni mentali superiori è consigliabile una terapia mirata (logopedia, riabilitazione neuro-psicologica);
– in caso di disturbi della motilità sono consigliate la fisioterapia ed, eventualmente, la terapia occupazionale.
La durata della riabilitazione varia in funzione delle caratteristiche personali e della gravità dell’ictus. Dopo un anno è comunque possibile che rimanga la necessità di sedute di riabilitazione per evitare che si perdano i miglioramenti ottenuti. In ogni caso la riabilitazione è un percorso faticoso per il malato e richiede una grande collaborazione da parte dei familiari.

E’ vero che la depressione è una delle complicanze più frequenti dell’ictus?
VERO. Dopo un ictus accade di frequente che la persona colpita divenga triste e pianga facilmente. In genere la persona si sente stanca, le sembra di essere inutile, ha problemi di insonnia e di inappetenza. La comparsa di depressione dipende sia dalla sede del cervello colpita dall’ictus sia dalle difficoltà incontrate dopo l’ictus. I familiari devono tenere in considerazione che il periodo della riabilitazione è una fase molto faticosa per il malato è importante quindi aiutarlo incoraggiandolo e sottolineando i progressi che via via vengono fatti.

E’ vero che dopo l’ictus si possono avere problemi di deglutizione?
VERO. Molte persone colpite da ictus hanno come conseguenza una difficoltà a deglutire con il rischio che il boccone vada di traverso. Per ridurre il rischio si consiglia di:

– mangiare sempre seduti con il capo leggermente piegato verso il petto;
– rimanere seduti per almeno 30 minuti dopo il pasto;
– evitare di parlare mentre si mangia e cercare di tossire volontariamente ogni 2-3 bocconi;
– preferire la consistenza dei cibi semisolida, evitando di mescolare in bocca cibi solidi e cibi liquidi (evitare quindi per esempio la pastina in brodo).

Come si può prevenire l’ictus?

Tutti dovrebbero imparare ad avere stili di vita sani, così da ridurre il rischio di ictus. In particolare bisognerebbe:
– mantenere un peso corporeo nella norma con indice di massa corporea compreso tra 18,5 e 24,9 (per Indice di massa corporea si intende il rapporto tra il peso espresso in Kg e il quadrato dell’altezza espressa in cm);
– praticare un’attività fisica regolare;
– limitare l’apporto di grassi e di sale nella dieta;
– consumare il pesce almeno due volte la settimana;
– limitare l’assunzione di alcol a non più di 2 bicchieri di vino al giorno per l’uomo e a un bicchiere per la donna;
– evitare di fumare o smettere se si è iniziato.

E’ vero che il trattamento della fibrillazione atriale è alla base della prevenzione dell’ictus?
VERO. La fibrillazione atriale è una causa molto frequente di ictus e in molti casi non causa sintomi, per cui la persona non si accorge di soffrirne. Per scoprirla occorre sottoporsi a un elettrocardiogramma e nel caso seguire le indicazioni terapeutiche fornite dal medico.

E’ vero che una dieta equilibrata può ridurre il rischio di ictus?
VERO. La dieta dovrebbe essere equilibrata limitando l’apporto calorico. E’ bene assumere regolarmente frutta, verdura, legumi e pesce. La carne va limitata e vanno evitati i grassi di origine animale. Occorre quindi evitare come condimento il burro e/o lo strutto da sostituirsi con l’olio extravergine d’oliva. E’ importante inoltre preferire la carne bianca a quella rossa. Tale raccomandazione è utile per tenere sotto controllo la concentrazione di colesterolo e limitare la formazione di placche aterosclerotiche lungo le arterie. Per tenere sotto controllo il peso corporeo è utile anche praticare regolarmente attività fisica, si è visto infatti che la sedentarietà favorisce l’insorgenza di ipertensione e aumenta la concentrazione di colesterolo “cattivo” (LDL).

Fonte: Infermieri per la salute

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