Il Dipartimento nazionale politiche antidroga ha annunciato che è in dirittura d’arrivo il provvedimento per inserire medici, infermieri e ostetriche fra le categorie professionali da sottoporre per legge a controlli periodici per verificare se assumono sostante stupefacenti. Presto, infatti, sarà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione definitiva.
L’obiettivo è evitare che il personale sanitario a diretto contatto con i pazienti possa agire nella non pienezza delle proprie facoltà, nonché per aggiornare, dopo anni di dibattito, il già lungo elenco delle professioni sottoposte a tali tipo di controlli, in quanto svolgono “mansioni particolarmente delicate per la sicurezza collettiva”, come i conducenti di autobus, treni, navi, i piloti di aerei, i controllori di volo.
“Non c’è alcun problema – ha detto Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale Collegi Ipasvi -: siamo pronti e disponibili a sottoporci al test antidroga e fare tutto ciò che è utile ad aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti del servizio sanitario. È giusto per chi fa professioni delicate come quelle sanitarie aderire ad una modalità che dia ancora più garanzie ai pazienti. L’importante è muoversi in maniera adeguata, ricordando che le nostre professionalità hanno un profondo spirito etico e deontologico”.
“Probabilmente – ha aggiunto il capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga,Giovanni Serpelloni –, ci sarà una differenziazione tra le categorie considerate più a rischio, i cui lavoratori dovranno essere sottoposti tutti, periodicamente, a controlli antidroga e altre dove invece si interverrà con test sporadici. Questo, anche per motivi di copertura finanziaria”.
Secco il commento del sottosegretario Carlo Giovanardi, responsabile delle politiche antidroga: “Chi svolge professioni che mettono a rischio la sicurezza dei malati e vuole assumere sostanze illecite, cambi pure mestiere!”.
Tutte le misure utili ad aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale sono da sempre ben accette dagli infermieri italiani. L’unico rischio, quando si parla dell’uso di droga, è di sparare nel mucchio a fronte di pochi casi di malasanità, magari sulla scorta della leggenda metropolitana secondo la quale chi lavora in sanità ha la possibilità di accedere a ogni tipo di farmaco o droga e, dunque, di consumarne impunemente.
Il rischio clinico nel suo complesso è un cavallo di battaglia della Federazione e di tutti i Collegi, ed è costante l’attenzione a formare e informare gli infermieri italiani sull’enorme responsabilità che ogni giorno assumono di fronte alla cittadinanza e alle proprie coscienze.