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“Si approvi definitivamente il Ddl Lorenzin” – Il fronte comune delle professioni sanitarie

Una lista di attesa lunga oltre dieci anni che sembra non dover mai finire: il Ddl Lorenzin sembra sia “in coda” al biotestamento, allo ius soli, ma rischia di esserlo anche rispetto alla riforma del regolamento del Senato, al Ddl sui testimoni di giustizia, al Ddl sugli orfani di femminicidio, al Ddl anti jihad, senza contare che intanto la legge di Bilancio tornerà quasi sicuramente a Palazzo Madama in seconda lettura.

E se il Senato dovesse ritoccare il testo sotto le pressioni di medici, farmacisti e veterinari si rischia davvero il rinvio a inizio anno quando, con le elezioni a un passo e quindi senza i tempi tecnici per un ulteriore passaggio a Montecitorio, il Ddl finirebbe per arenarsi per l’ennesima volta negli ultimi dieci anni.

Non è accettabile che un provvedimento di questa portata sia ancora una volta messo da parte”, dichiarano Barbara Mangiacavalli presidente della Federazione dei Collegi IPASVI, Maria Vicario presidente della Federazione delle ostetriche, Alessandro Beux presidente della Federazione dei tecnici sanitari di radiologia medica e Antonio Bortone presidente del Conaps (il Coordinamento nazionale delle Associazioni delle Professioni Sanitarie, che raccoglie tutte le altre 17 professioni senza albo, oltre 150mila professionisti sanitari).

Per noi  la priorità è la trasformazione dei Collegi in Ordini, cosa che sarebbe dovuta già avvenire quasi automaticamente nel momento stesso in cui, le professioni sanitarie sono divenute professione intellettuale e con studi di livello universitario. Ma il Ddl contiene innovazioni importanti, se non essenziali, per tanti aspetti dell’assistenza e della sanità in generale. Ad esempio, ma non solo, – spiegano  ancora i quattro presidenti di tutte le professioni sanitarie –  a partire dalla revisione della disciplina della sperimentazione dei farmaci alla norma che stabilisce con chiarezza quali e quanti sono i comitati etici territoriali, dalla diffusione della medicina di genere ai ritocchi importantissimi alla legge 24/2017 sulla responsabilità sanitaria in particolare sull’azione di responsabilità amministrativa della struttura sanitaria nei confronti del professionista sanitario in caso di dolo o colpa grave. Per non parlare dell’inasprimento del reato di esercizio abusivo della professione, una vera piaga soprattutto tra le professioni sanitarie che penalizza oltre i professionisti i pazienti più fragili e bisognosi di aiuto, con l’innalzamento delle pene. Urge dare certezze ai cittadini sui professionisti chiamati a soddisfare i loro bisogni di salute. L’abusivismo in sanità è una seria minaccia per la collettività e l’integrità della persona”.

Il presidente del Senato Grasso – proseguono – ha citato il Ddl tra quelli da approvare in questa legislatura, ma in coda a tutti gli altri il che non lascia presagire nulla di buono per le centinaia di migliaia, anzi, considerando tutte le professioni coinvolte sia nel pubblico che nel privato direi oltre un milione di professionisti coinvolti e che non sono solo gli infermieri e per gli stessi cittadini vista la portata delle norme che contiene. Abbiamo già avuto modo come rappresentanti delle professioni sanitarie di sottolineare che ritocchi e modifiche ulteriori possono essere fatte nei decreti attuativi della norma, ma il disegno di legge non può essere il fanalino di coda della legislatura: deve essere approvato prima dello scioglimento delle Camere e deve esserlo perché il suo obiettivo è la tutela non solo dei professionisti, ma anche e soprattutto dei cittadini”.

Le Professioni Sanitarie faranno di tutto perché ciò avvenga – concludono – ma facciamo anche appello a tutte le professioni che operano in sanità, senza alcuna distinzione, perché non si perda un’occasione così importante di equità ed innovazione per il Sistema Salute. È doveroso completare il processo riformatore avviato con la legge 502/92, creando finalmente un quadro coerente di pari diritti e doveri per tutte le professioni sanitarie“.

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